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Il museo in scena
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Il museo in scena

L’alterità culturale e la sua rappresentazione negli spazi espositivi

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Il museo sta entrando in una nuova epoca, quella del decentramento fuori dall’Occidente, in cui lo spazio espositivo diviene luogo di attrazione turistica, non solo per le opere d’arte ospitate, ma in quanto esso stesso opera d’arte architettonica. Di fronte all’inaugurazione del Louvre di Abu Dhabi e alle controversie che questa ha generato, come si plasma l’interpretazione che occorre dare alla forma del museo in quanto tale e, in particolar modo, al modello occidentale di un museo che si vuole “universale” anche fuori dall’Occidente?

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Il museo sta entrando in una nuova epoca, quella del decentramento fuori dall’Occidente, in cui lo spazio espositivo diviene luogo di attrazione turistica, non solo per le opere d’arte ospitate, ma in quanto esso stesso opera d’arte architettonica. Di fronte all’inaugurazione del Louvre di Abu Dhabi e alle controversie che questa ha generato, come si plasma l’interpretazione che occorre dare alla forma del museo in quanto tale e, in particolar modo, al modello occidentale di un museo che si vuole “universale” anche fuori dall’Occidente? Sulla scia di Foucault e delle sue “eterotopie”, Jean-Loup Amselle esamina la condizione carceraria delle opere d’arte, in particolare di quelle di cui l’Occidente si è appropriato e che ha imprigionato nel corso della sua lunga storia coloniale. L’autore dimostra come il museo costituisca una vera e propria “eterotopia”, ovvero un luogo di extraterritorialità, come la prigione o il manicomio, che priva di senso le culture che vi sono esposte, raccolte dalla cultura occidentale in modo totalmente arbitrario, e celate sotto la maschera dell’universalità. L’esportazione del museo fuori dai confini occidentali costringe a porsi la questione della legittimità di questa forma di esposizione in quanto lecita rappresentazione dell’alterità.

Jean-Loup Amselle, direttore di studi all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi (Ehess), è redattore capo dei “Cahiers d’études africaines” e autore di numerose pubblicazioni, tra cui, tradotte in italiano, Logiche meticce. Antropologia dell’identità in Africa e altrove (1999); Connessioni (2001); L’arte africana contemporanea (2007). Per Meltemi ha pubblicato Il distacco dall’Occidente (2009) e ha curato, con Elikia M’Bokolo, L’invenzione dell’etnia (2008).

Informazioni aggiuntive

Codice ISBN

9788883537318

Anno di pubblicazione

2017

N° pagine

116

Prefazione di

Marco Aime

Traduzione di

Sara Marchesi

Marco Enrico Giacomelli – artribune.com, 23 aprile 2018
“Il tempo in otto libri”
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Ivan Bargna – L’Indice, novembre 2017
“Oggetti in stato di detenzione”
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Jean-Loup Amselle – La Lettura, 11 giugno 2017
“L’orgoglio e gli affari”
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Arianna Di Genova – Il Manifesto, 28 maggio 2017
“La trappola del feticcio nelle sale del museo”
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Simone Paliaga – Avvenire, 28 maggio 2017
“Se il museo vende se stesso”
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Luca Scarlini – ilgiornaledellarte.com, 23 maggio 2017
“Musealizzare l’«altro»”
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