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Il desiderio di capire “gli altri” e il loro universo non è solo gelosa prerogativa dell’antropologo. L’assistente sociale e l’educatore di strada, l’insegnante e il formatore, il manager d’azienda e il sindacalista, i ministri di culto, l’architetto e l’urbanista condividono questo desiderio, ma anche l’inquietudine che sorge dal trovarsi disarmati di fronte alla sua realizzazione, forse perché troppo coinvolti nelle proprie pratiche e categorie.
Il desiderio di capire “gli altri” e il loro universo non è solo gelosa prerogativa dell’antropologo. L’assistente sociale e l’educatore di strada, l’insegnante e il formatore, il manager d’azienda e il sindacalista, i ministri di culto, l’architetto e l’urbanista condividono questo desiderio, ma anche l’inquietudine che sorge dal trovarsi disarmati di fronte alla sua realizzazione, forse perché troppo coinvolti nelle proprie pratiche e categorie. In campo aperto illustra la risposta esemplare che la ricerca antropologica o re per realizzare questo desiderio, assumendo proprio l’inquietudine e la vulnerabilità come costitutive del gesto del comprendere. Lo fa raccontando al lettore due storie: l’esperienza di campo di un antropologo francese pressoché sconosciuto in Italia, Gérard Althabe, e quella personale dell’autore. L’itinerario, dal Congo al Madagascar (Althabe), alla Sicilia (Fava), passando per la Francia di Sartre, è esigente, e come per ogni itinerario i punti di partenza possibili sono tanti, il camminare è anche una sosta e l’arrivo non ha mai fi ne. “Chi sei per le persone che incontri?”, “Chi sono per coloro con cui interagisco nella mia ricerca?”: Fava ha fatto proprie queste domande. Poste durante la pratica di campo o all’interno delle pratiche professionali, esse “decentrano” tutti e in primo luogo l’antropologo con il suo sapere, e trasformano ogni suo incontro in un evento che contiene inesplorate le risposte alle domande irrisolte circa la riflessività critica, l’intersoggettività e l’etica della ricerca.
Ferdinando Fava, antropologo urbano, insegna Antropologia culturale nell’Università di Padova. Guest lecturer in prestigiose istituzioni internazionali (Francia, Paesi Bassi, Brasile, Cuba, Messico, Austria, Finlandia, Polonia, Argentina), è anche ricercatore titolare del Laboratoire Architecture Anthropologie dell’Ecole d’Architecture de Paris-la-Villette (LAA-LAVUE CNRS). I suoi principali interessi riguardano le aree di marginalità urbana e le implicazioni epistemologiche, etiche e politiche della ricerca sociale. Esemplare la sua ricerca Lo Zen di Palermo. Antropologia dell’esclusione, pubblicata nel 2008 e giunta oggi alla quarta edizione.
Informazioni aggiuntive
Codice ISBN | 9788883537196 |
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Anno di pubblicazione | 2017 |
N° pagine | 164 |
Prefazione di | Alberto Sobrero |
Premessa di | Marc Augé |
Dario Inglese – istitutoeuroarabo.it, settembre 2017
“Come Cook alle Hawaii. Legami di campo ed epistemologia nell’antropologia di Ferdinando Fava”
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