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La morte è oggi uno degli elementi più ricorrenti dell’immaginario visivo occidentale. Se da una parte la comunicazione audiovisiva tende a presentare il cadavere come un oggetto spettacolare, dall’altra esso è diventato una posta in gioco cruciale nell’arena politica, in particolare a seguito della circolazione internazionale di alcuni video dello Stato Islamico.
La morte è oggi uno degli elementi più ricorrenti dell’immaginario visivo occidentale. Se da una parte la comunicazione audiovisiva tende a presentare il cadavere come un oggetto spettacolare, dall’altra esso è diventato una posta in gioco cruciale nell’arena politica, in particolare a seguito della circolazione internazionale di alcuni video dello Stato Islamico. Se è vero che la teoria del cinema si interroga da tempo sull’idea-limite del filmare la morte e che pare esistere a livello antropologico una connessione profonda fra l’atto di prendere un’immagine e quello di togliere la vita, urge costruire una cornice teorica coerente che sia in grado di interrogare la complessità del fenomeno, tracciando genealogie impreviste ed evitando facili semplificazioni: offrendo un punto di vista nuovo e fortemente interdisciplinare su questo intricato insieme di questioni.
Giuseppe Previtali è assegnista di ricerca presso l’Università degli Studi di Bergamo, dove insegna Storia del cinema e tiene laboratori di educazione visuale. I suoi interessi di ricerca riguardano le forme estreme della visualità contemporanea e la Visual Literacy. Membro del polo di studi sul cinema “Balthazar” e critico cinematografico per la rivista “Cineforum”, è autore di Pikadon. Sopravvivenze di Hiroshima nella cultura visuale giapponese (2017).
Informazioni aggiuntive
Codice ISBN | 9788855192736 |
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Anno di pubblicazione | 2020 |
N° pagine | 196 |
Diva e Donna, 14 giugno 2022
“L’altra metà del conflitto”
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