Scrivere la storia, costruire l’archivio
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A partire dal Convegno di Brighton del 1978 e dalle elaborazioni della New Film History, la ricerca storica ha progressivamente spostato il proprio baricentro dalla ricognizione critica a forme che ricordano lo scavo archeologico e che hanno come proprio luogo d’elezione l’archivio. Esso si presta così a essere un sistema di organizzazione e di canonizzazione della memoria collettiva che ha trovato nel XX secolo uno straordinario momento di sistematizzazione teorico-epistemologica.
A partire dal Convegno di Brighton del 1978 e dalle elaborazioni della New Film History, la ricerca storica ha progressivamente spostato il proprio baricentro dalla ricognizione critica a forme che ricordano lo scavo archeologico e che hanno come proprio luogo d’elezione l’archivio. Esso si presta così a essere un sistema di organizzazione e di canonizzazione della memoria collettiva che ha trovato nel XX secolo uno straordinario momento di sistematizzazione teorico-epistemologica. In altri termini, l’archivio è la condizione di possibilità di una sfera culturale e della riflessione storica che a essa si lega: stabilisce che cosa sia dentro o fuori rispetto ai dibattiti che le dominano, che cosa sia possibile conservare a livello storico e che cosa non lo sia. All’interno di questo volume, si indagheranno attraverso più prospettive le principali questioni relative alla storiografia del cinema e dei media: il suo orizzonte istituzionale, il rapporto tra materialità ed elaborazione storica, “l’allargamento dell’archivio” dovuto all’inclusione di “oggetti storici” prima trascurati, le diverse forme che può assumere un archivio e la sua funzione per discipline “giovani” come la storia del cinema e dei media.
Diego Cavallotti è ricercatore presso l’Università degli Studi di Cagliari, dove insegna Media education, postcinema e digital storytelling e Teoria e tecnica del linguaggio cinematografico. È autore di diversi saggi per riviste di rilievo nazionale e internazionale e di due monografie intitolate Cultura video (2018) e Labili tracce (2019).
Denis Lotti insegna Studi sull’attore nel cinema e Caratteri del cinema muto presso le Università degli Studi di Padova e di Udine. Si occupa in modo particolare di divismo italiano e di cinema di regime. Tra le sue monografie, La documentazione cinematografica (con P. Caneppele, 2014) e Muscoli e frac (2016).
Andrea Mariani è ricercatore presso l’Università degli Studi di Udine, dove insegna Teoria e critica dei media. Si occupa di archeologia dei media, di storia e teoria del cinema amatoriale tra le due guerre e di digital storytelling. Tra le sue curatele, Archeologia dei media (con G. Fidotta, 2018), Ephemera (con M. Comand, 2020) e Prassi e cinema (2020) di Antonio Simon-Mossa. È autore de Gli anni del Cineguf (2017) e responsabile scientifico dei progetti del Digital Storytelling Lab dell’Università degli Studi di Udine.
Informazioni aggiuntive
Codice ISBN | 9788855193375 |
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Anno di pubblicazione | 2021 |
N° pagine | 574 |
A cura di | Andrea Mariani, Denis Lotti, Diego Cavallotti |