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Nel corso del secolo scorso, il confine tra antropologia e letteratura si è spesso rivelato labile, soprattutto nell’ambito dell’etnografia. Questo volume esplora le dinamiche di questo rapporto complesso, sottolineando come la scrittura antropologica sia stata influenzata da tecniche narrative tipiche della letteratura, e viceversa.
Nel corso del secolo scorso, il confine tra antropologia e letteratura si è spesso rivelato labile, soprattutto nell’ambito dell’etnografia. Questo volume esplora le dinamiche di questo rapporto complesso, sottolineando come la scrittura antropologica sia stata influenzata da tecniche narrative tipiche della letteratura, e viceversa. L’obiettivo è ribaltare la concezione tradizionale che separa nettamente l’immaginario scientifico da quello letterario, dimostrando come l’etnografia possa essere un terreno fertile per l’esplorazione creativa e l’immaginazione culturale. Attraverso l’analisi di opere classiche e meno note, si evidenzia come l’inclusione di testi precedentemente esclusi per motivi metodologici possa arricchire notevolmente la nostra comprensione delle diverse culture.
Giuseppe Scandurra insegna Antropologia culturale presso l’Università degli Studi di Ferrara. È membro del comitato scientifico della Fondazione Gramsci Emilia-Romagna, co-fondatore del gruppo di studio transdisciplinare Tracce urbane, direttore (con A. Alietti) del Laboratorio di Studi Urbani, direttore (con C. Cellamare) della rivista scientifica “Tracce Urbane”, direttore (con D. Turrini) del master in Design della comunicazione, direttore del corso di perfezionamento in Progettazione culturale per l’innovazione del territorio e direttore (con B. Pizzo e G. Pozzi) della collana “Territori”. Con Meltemi ha già pubblicato Ibridi ferraresi (2020).
Informazioni aggiuntive
Codice ISBN | 9791256151035 |
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Anno di pubblicazione | 2024 |
N° pagine | 258 |