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Il rifiuto dell’euro, e con esso dell’unità europea, viene identificato da una parte dell’opinione pubblica con il ritorno al nazionalismo, assumendo così una valenza regressiva e reazionaria.
Il rifiuto dell’euro, e con esso dell’unità europea, viene identificato da una parte dell’opinione pubblica con il ritorno al nazionalismo, assumendo così una valenza regressiva e reazionaria. L’Europa attuale, invece, non rappresenta né un fattore di progresso né di superamento dello Stato nazione. L’euro attiene alla riorganizzazione dell’economia e dello Stato, ridefinendo i rapporti di forza a favore dello strato superiore e più internazionalizzato del capitale e a scapito del lavoro salariato e delle classi subalterne. A essere messa in crisi è la sovranità democratica e popolare, la possibilità per la maggior parte della popolazione di incidere sulle decisioni dello Stato. In questo saggio brillante e controcorrente, Moro ripensa una realistica politica di difesa della democrazia e del welfare, che non può prescindere dalla rottura della gabbia europea e dal recupero delle funzioni statali delegate alle istituzioni europee.
Domenico Moro è ricercatore presso l’Istat, dove si occupa di indagini economiche, ed è stato consulente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati. Tra le sue pubblicazioni Nuovo compendio del Capitale (2006), Il gruppo Bilderberg (2014), Globalizzazione e decadenza industriale (2015), La Terza guerra mondiale e il radicalismo islamico (2016).
Informazioni aggiuntive
Codice ISBN | 9788855192309 |
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Anno di pubblicazione | 2020 |
N° pagine | 128 |
La Gazzetta del Mezzogiorno – 14 aprile 2021
“L’euro mina gli equilibri più vitali nelle società”
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