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Il saggio indaga un topos interpretativo novecentesco apparentemente paradossale, che concerne la relazione tra linguaggio e arte, con particolare riferimento alla letteratura. Partendo dalla cornice teorica costituita dalla riflessione di Jacques Rancière sul tema della “parola muta” nella letteratura moderna e contemporanea, il libro presta attenzione ai punti di contatto e di distacco tra le diverse prospettive che colgono tale rapporto servendosi dell’idea di un linguaggio muto.
Il saggio indaga un topos interpretativo novecentesco apparentemente paradossale, che concerne la relazione tra linguaggio e arte, con particolare riferimento alla letteratura. Partendo dalla cornice teorica costituita dalla riflessione di Jacques Rancière sul tema della “parola muta” nella letteratura moderna e contemporanea, il libro presta attenzione ai punti di contatto e di distacco tra le diverse prospettive che colgono tale rapporto servendosi dell’idea di un linguaggio muto.
Claudio D’Aurizio è assegnista di ricerca in Filosofia teoretica presso l’Università della Calabria, dove ha conseguito un dottorato in Studi umanistici in co-tutela con l’Université de Reims Champagne-Ardenne. Segretario di redazione della rivista “L’inconscio”, è autore della monografia Una filosofia della piega (2024) e curatore dell’edizione italiana di Nietzsche. L’antifilosofia 1 (2022) di Alain Badiou.
Informazioni aggiuntive
Codice ISBN | 9791256151622 |
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Anno di pubblicazione | 2024 |
N° pagine | 222 |
Prefazione di | Fabrizio Palombi |